Corri sull’acqua è il primo progetto al mondo che avvicina le persone disabili allo sport del windsurf. Nasce nel 2013 grazie al coraggio e l’intraprendenza di Francesco Favettini, da 20 anni nel mondo dell’insegnamento sportivo, ideatore del progetto e presidente della “Action 4 Amputees ASD”, istruttore II livello FIV (Federazione Italiana Vela), istruttore Windsurf e SUP, titolare del 2 Sides Center di Porto Pollo, in Sardegna, e un sacco di altre cose. Insomma un vulcano di idee e attività.
Ciao Francesco, raccontaci la genesi dell’Adaptive…
“Negli ultimi 6 anni mi sono dedicato, fondando nel 2016 l’Associazione Sportiva Dilettantistica “Action 4 Amputees”, al progetto sociale “Corri sull’acqua…Windsurf 4 Amputees!”, il primo progetto al mondo che ha avvicinato i portatori di protesi allo sport del Windsurf, ora esteso a tutte le disabilità fisiche, vedendo salire sulle nostre tavole oltre 50 ragazzi con protesi e disabilità durante i 22 stage già tenuti in varie località italiane. Da Maggio 2017 abbiamo aperto a Porto Pollo (Palau, Sardegna), una delle capitali Europee del Windsurf, la scuola “2 Sides Porto Pollo Watersports Center”, sotto l’ala dell’associazione Action 4 Amputees. Qui, chiunque abbia una disabilità può venire a provare, noleggiare, imparare, a titolo gratuito, il nostro fantastico sport. La scuola, grazie alle attività dei nostri associati, supporta le attività istituzionali riservate al mondo Adaptive”.
Come si è sviluppato il progetto?
“Nella stagione 2019 abbiamo iniziato la collaborazione con altri centri in Italia dove poter provare il Windsurf per disabili. Durante il Windfestival di Diano Marina del 2016 abbiamo organizzato e portato a termine la prima regata al mondo per disabili, con la partecipazione di dieci atleti, che sono stati premiati dalla campionessa olimpica Alessandra Sensini. La seconda regata nel 2017, sempre a Diano Marina. A Maggio 2018, durante il famoso “Trofeo Neirotti” che si è svolto a Torbole, per la prima volta nella storia del nostro sport, due ragazzi disabili (amputati), hanno partecipato ad una regata ufficiale e con una classifica a parte denominata “Adaptive Windsurf”. Sempre a Maggio 2018 siamo stati convocati a Malcesine dal World Sailing per dimostrare che il Windsurf paralimpico ha motivo di esistere. A partire dal 2018, tutte le persone disabili in grado di planare con tavole funboard han partecipare, per la prima volta nella storia del windsurf, ad un campionato ufficiale: l’Italian Slalom Tour, con una classifica separata denominata Adaptive Windsurf, in collaborazione con l’AICW. C’è la speranza di vederlo inserito a Parigi 2024: un orizzonte che va oltre ai portatori di protesi e che ci ha portati ad estendere il progetto a tutte le disabilità fisiche: persone con disabilità e amputati sia ad arti inferiori che superiori, non necessariamente già sportivi o con pregressa esperienza col Windsurf”.
Attualmente quale è lo stato dell’arte?
“Al mondo sono milioni i normodotati che praticano il nostro sport e centinaia di migliaia gli amputati e disabili fisici: esistono portatori di protesi che riescono a veleggiare ad ottimi livelli ma sono tutti autodidatti perché ad oggi non esiste ancora a livello mondiale alcuna didattica o testo tecnico dedicato né alcun tipo di materiale adattato o istruttori con una qualifica specifica per disabili/amputati. Siamo stati i primi e siamo tutt’ora gli unici ad aver adattato didattica e testo tecnico tra i più utilizzati in Europa e ad aver ufficialmente presentato per primi la proposta di includere il Windsurf tra gli sport paralimpici ponendoci di fatto nella posizione di non avere ancora nessun competitor. Confidiamo che nell’arco del quadriennio Olimpico in corso si riesca a raggiungere, grazie al nostro lavoro, un numero sufficiente di sportivi disabili praticanti il Windsurf tale da poter organizzare gare internazionali, il nostro sguardo volge a coinvolgere un numero di atleti sufficiente per avere squadre da portare ai Giochi Paralimpici. Dal 2018 insieme alla FIV abbiamo iniziato a coinvolgere i giovani disabili delle scuole e farli avvicinare al nostro sport, o comunque al mare. Le tecnologie di oggi rendono possibile provare nuove sensazioni ed emozioni anche a chi ha problemi fisici causati da incidenti o malattie ma non teme di mettersi in gioco. Abbiamo organizzato 22 stage in diverse località italiane, durante i quali sono saliti sulle nostre tavole oltre 50 ragazzi, con varie protesi e disabilità. Grazie ai risultati ottenuti e modificando l’aspetto tecnico e la didattica, il 90% dei ragazzi che ha partecipato ai nostri stage in l’Italia è riuscito a navigare”.
Prossimi step?
“L’obbiettivo che più ci preme è formare istruttori di Windsurf specializzati nell’insegnamento ai disabili, in modo da avere più centri in Italia dove essi possano recarsi e trovare professionalità ed esperienza, per poter iniziare o proseguire con questo sport. I corsi di specializzazione, forti della logistica di “2 Sides Center” a Porto Pollo, vorrebbero essere così strutturati: differenze tra metodologia e didattica tradizionali e per disabili; le amputazioni: i tipi di protesi e le problematiche che possono verificarsi (lezioni tenute da Tecnico Ortopedico); le più comuni disabilità fisiche: gli ausili utilizzabili per esse e i problemi correlati (lezioni tenute da Medico specializzato); sicurezza: ausili utilizzabili e circostanze; limitazioni legate alle più comuni disabilità; assunzione delle modifiche del testo tecnico nella didattica tradizionale-internazionale; accettazione della proposta consegnata al CONI e al CIP per l’ingresso del Windsurf tra gli sport Paralimpici; organizzazione di corsi di specializzazione per chi è già in possesso di un titolo di “Istruttore Tavola a vela FIV”; organizzazione del “Primo campionato Windsurf per disabili al mondo” a tappe”.
Attualmente il team di istruttori da chi e come è composto?
“A parte me, da Roberto Cavicchi, plessoleso al braccio sinistro, atleta della Nazionale Para-Snowboard, disciplina Boardercross, dal 2011. Varie vittorie in Coppa del Mondo e Coppa Europa, più volte campione italiano. Ha partecipato alle Paralimpiadi del 2018. Antonino Lo Baido, Amputato trans tibiale, super sportivo, sempre con il sorriso e la voglia di farequalsiasi cosa soprattutto se adrenalinica. Ama lo sci freeride e navigare con il windsurf con vento da forte in su. Ha vinto la prima regata Slalom di Adaptive Windsurf”.
Adesso l’idea “The Blind Challenge”, un modo per accendere i fari sulla vostra attività…
“Enrico Sulli, uno dei nostri migliori atleti, si cimenterà in questa impresa senza precedenti, il primo tentativo al mondo di percorrere venti miglia marine, partendo da Castiglion della Pescaia, fino alle Formiche per poi arrivare a Marina di Grosseto”
Enrico Sulli, romano di Ronciglione, è l’atleta non vedente che si cimenterà in primavera nell’impresa, mai realizzata prima, del ‘The Blind Challenge’, 20 miglia marine da percorrere in windsurf da Castiglion della Pescaia, in provincia di Grosseto, fino alle Formiche per poi arrivare a Marina di Grosseto.
Ciao Enrico, raccontaci qualcosa di te e del tuo rapporto col windsurf..
“Ciao, intanto vorrei spiegare che non sono nato ipovedente ma la mia vista l’ho persa nel tempo. Ho iniziato a fare windsurf già all’età di 10 anni, sono cresciuto al vecchio Circolo San Souci, ora Vela Club Vico, sul lago omonimo. Il glaucome ha iniziato a manifestarsi nel 2006, dal 2016 sono cieco assoluto. E’ successo che un giorno a Porto Pollo, era il 2010, mi sono scontrato con un altro windsurfista e per l’incolumità mia e degli altri, avevo deciso, con profondo dispiace, di smettere. Poi l’anno scorso ho scoperto questa associazione, l’Adaptive, l’Associazione Sportiva Dilettantistica “Action 4 Amputees” di Favettini e a settembre sono tornato in acqua. Per me è stato una cosa incredibile. mai avrei pensato di risalire su un windsurf e riassaporare certe sensazioni”.
La domanda è d’obbligo, ma come fai?
“Ho un auricolare stagno e un apparecchio vivavoce sul boma, tipo cassa di un bluetooth, mi guidano con la voce, mi danno le indicazioni. Mi sono molto gasato, fondamentale è l’affiatamento col tuo ‘pilota’. All’inizio è stato il panico in mezzo agli altri che surfavano”.
Come ti ha convinto Favettini a realizzare la prossima impresa?
“L’idea è nata ad ottobre, in mare aperto sono più tranquillo, c’è meno traffico. L speranza è che serva a farci entrare tra gli sport paraolimpici. Mi sto preparando ed allenando a casa mia, sul lago di Vico. Appena ci sono le condizioni esco, anche da solo, conosco il posto metro per metro ed ho una soluzione tecnologica che mi aiuta indicandomi dove rientrare. Le distanze le conto mentalmente. Vorrei cimentarmi prossimamente anche in gare ufficiali, vedremo. Tra l’altro, sono anche insegnante di vela, ho un modo tutto mio ovviamente di insegnare, molto sensitivo, ovviamente la gente all’inizio è stupita oltre che perplessa, è una grande soddisfazione per me poi quando li sento contenti e divertiti. Speriamo di fare qualcosa di importante”.